Diversamente da quanto accade nell’aria, un essere umano immerso in acqua perde calore molto rapidamente anche in acque non molto fredde, e non è in grado di riscaldarsi da solo. Muoversi nell’acqua per riscaldarsi con il calore generato dal lavoro dei muscoli, infatti, porta solo a disperdere più calore di quello prodotto per via della grande capacità termica dell’acqua, che sottrae calore in misura molto superiore di quanto non faccia l’aria. Poiché una generica immersione dura da un quarto d’ora ad alcune ore, salvo casi particolari un subacqueo, un apneista o chiunque debba restare in acqua per periodi prolungati non può fare a meno di una muta di qualche tipo.
Esistono molti tipi diversi di muta, a seconda soprattutto di quale temperatura dell’acqua si prevede di incontrare ed aiuta anche ad evitare che la pelle del subacqueo sia ferita da oggetti sottomarini ruvidi o appuntiti, coralli o rocce.
L’unica differenza fra il vivere un’immersione è camminare in superficie è la comunicazione. Non si può infatti parlare ma, soprattutto noi italiani, siamo i numeri 1 nel gesticolare. E così si fa sott’acqua… si usano i propri arti per parlare, indicare e comunicare eventuali problematiche. Solitamente c’è un gergo universale per comunicare determinati gesti (come il pollice verso il basso o verso l’alto che indicano la discesa o la risalita), in ogni caso è buona abitudine concordare con i compagni di immersione i segnali prima di immergersi, in modo da non dar luogo a fraintendimenti.
Durante un’immersione può capitare che entri acqua all’interno della maschera, o per un movimento errato o perché non la si è fatta aderire alla perfezione.
È una delle prime lezioni che vengono fatte prima di immergersi in mare aperto. Non è necessario risalire ma basta schiacciare la maschera sulla fronte, alzare il viso e espirare dal naso. L’aria venendo spinta dalla pressione del naso ed essendo più leggera dell’acqua, fuoriesce dalla maschera portando con se proprio l’acqua in eccesso all’interno della tua maschera.
Ogni sub che si immerge ha un manometro collegato alla bombola che gli consente di monitorare la quantità d’aria residua. Questo strumento consente, in ogni momento, di controllare la propria capacità di immersione e calcolarne la durata.
Non bisogna dimenticare poi, che le immersioni non avvengono mai in solitaria, ci si controlla sempre a coppie (anche in gruppi di più persone) proprio per poter compensare eventuali problemi o emergenze come la mancanza d’aria, condividendo la propria con un’erogatore di riserva applicato alla bombola.
La pressione atmosferica aumenta con la profondità e tutte le cavità aeree del corpo, come le orecchie, si comprimono. Per prevenire qualsiasi problema, tuttavia, basta compensare. La compensazione è una manovra molto semplice che serve a riequilibrare la pressione interna al timpano con quella esterna. Esistono varie tecniche di compensazione, ma la più comune consiste nel tapparsi il naso con una mano e provare a buttar fuori l’aria dallo stesso, l’aria trovando ostruita la cavità nasale cercherà di fuoriuscire dalle orecchie andando a riequilibrare la pressione interna con quella esterna. La manovra viene fatta costantemente durante la discesa, prima di avvertire fastidio o dolore, e diventerà una manovra naturale nelle vostre visite subacquee.
Per essere dei sub non bisogna arrivare a profondità esagerate. Il brevetto di primo livello ha un limite a 18 metri e si possono godere di spettacoli mozzafiato. Ovviamente non c’è un limite ed ognuno deve godersi le proprie esperienze secondo i propri principi e le proprie caratteristiche fisiche.
Oltretutto a 7/8 metri di profondità, il colore rosso inizia a scomparire, l’arancione sparisce intorno ai 15 metri, il giallo a 25 ed il verde attorno ai 40… che motivo c’è di andare più giù?
Durante un’immersione le possibilità di essere vittima di incontri con animali pericolosi è veramente minima, così come lo è per la terra ferma: infatti non incontriamo tutti giorni orsi, leoni, tigri o rinoceronti che vogliono sbranarci. Gli animali come squali, mante, barracuda (che difficilmente troviamo nel Mediterraneo) sono molto più impegnati a vivere la loro vita sott’acqua piuttosto che preoccuparsi della nostra presenza ed i rari incidenti che capitano, sono spesso più colpa dell’essere umano che dell’animale. Ricordatevi sempre che sia in un habitat come la savana che in acqua, noi siamo gli ospiti e non i padroni di casa!
L’erogatore serve a garantire il respiro e rilascia aria al sub consentendogli di rimanere immerso per lunghi tempi senza dover risalire in superficie. All’interno delle bombole c’è aria (e non ossigeno come spesso si pensa) perciò non bisogna mai smettere di respirare ma continuare a farlo come si fa in superficie. Il corpo umano in questo modo rilascia tutte le sostanze “nocive” per il nostro corpo come avviene normalmente.
Ecco quindi che non è per nulla pericoloso respirare sott’acqua se si è muniti di bombole ed erogatore… prima regola quindi mai trattiene il respiro!